
“Internet of Things”, spesso abbreviato in IoT, è un termine che ultimamente si sente molto spesso applicato non più solo alla gestione di particolari sistemi di domotica, ma anche alla vita di tutti i giorni. Facciamo mente locale a quanti sono i dispositivi connessi a Internet o interconnessi fra loro che ognuno di noi ha in casa o utilizza quotidianamente: notebook, stampanti e router, ma anche smartphone, smartTv, ebook reader, bracciali che rilevano dati biometrici, consolle di gioco.
Tutti questi strumenti si collegano alla rete per trasferire dati e informazioni in modo costante, con molteplici scopi: semplificare la nostra vita, tenere sotto controllo informazioni di vitale importanza e garantire un risparmio, sia di tempo che di denaro.
La prospettiva da ora al 2020 è l’estensione di questi vantaggi ad ogni dispositivo e ogni aspetto della nostra vita. La possibilità, ad esempio, di controllare a distanza i dispositivi in azione a casa ci permette di adattarne il funzionamento in base a contingenze atmosferiche o alle tempistiche relative alla nostra presenza o assenza dall’abitazione. Pensiamo, poi, ai risvolti in termini di salute: dispositivi come pacemaker, che inviano costantemente dati di funzionamento e segnalano anomalie in tempo reale, rivoluzioneranno la gestione delle emergenze sanitarie nel prossimo futuro. Ancora: sistemi di gestione del traffico in base all’orario, alla frequenza e alle condizioni atmosferiche che ci permettono una migliore viabilità, una qualità maggiore dell’aria e una città più vivibile.
In generale, il mercato costituita dall’IoT risulta molto interessante anche a livello nazionale: secondo l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, nel 2014 gli oggetti “intelligenti” connessi in rete tramite SIM sono stati 8 milioni, aumentando di un terzo (+33%) rispetto al 2013, mentre il valore del mercato ha toccato 1,15 miliardi di euro, crescendo del 28%, quasi 30 punti in più dell’ICT italiana, calata nello stesso periodo dell’1,4% secondo Assinform. Inoltre a 1,15 miliardi va sommato l’apporto delle applicazioni IoT basate su reti non cellulari (Wireless M-Bus, WiFi, Reti Mesh Low Power, Bluetooth Low Energy) che i ricercatori dell’Osservatorio hanno stimato in 400 milioni, per un valore complessivo di 1,55 miliardi. È comprensibile quindi come questa tematica sia estremamente rilevante su più livelli, dalle istituzioni (in particolare Comuni e Regioni), alle imprese fino ai privati, molto sensibili soprattutto agli aspetti di sicurezza e tutela dei dati personali.
Il mondo di IoT è, di fatto, un sistema che semplifica e migliora la nostra esistenza, ma al contento porta alla ribalta due questioni di importanza fondamentale. Innanzitutto dobbiamo pensare all’enorme mole di dati che l’IoT genera in continuazione e la conseguente necessità di individuare adeguati spazi in cui conservare i dati per analizzarli in tempo reale e come storico: si tratta dei cosiddetti “Big data” per i quali devono essere previsti anche dei backup periodici. Dall’altro lato, ci sono notevoli implicazioni dal punto di vista della sicurezza, forse la variabile più delicata al momento (vedi il caso di FCA di cui abbiamo parlato qualche mese fa). C’è infatti un’attenzione molto marcata da tempo per l’individuazione di sistemi a garanzia della sicurezza contro attacchi informatici, furti virtuali e danni nella gestione dei dispositivi.
Questi scenari stanno già cominciando a diventare realtà e molte aziende si stanno impegnando per proporre le migliori soluzioni in termini di sicurezza e conservazione dei dati: contattaci per avere maggiori informazioni sulle soluzioni da adottare permettere al sicuro i tuoi dati aziendali.